Unicef è un’agenzia delle Nazioni Unite, fondata nel dicembre del 1946 per sostenere i bambini vittime della seconda guerra mondiale, con sede a New York, la cui missione è portare assistenza umanitaria ai minori dei paesi in via di sviluppo.
Sono passati 71 anni e nonostante i miliardi di dollari spesi annualmente (parliamo di 5.009.557.471$ nel 2015), i bambini delle zone più povere del mondo continuano quotidianamente a morire per la mancanza di cibo e delle opportune cure medico-sanitarie.
Ha quindi ancora senso che i 147 governi nazionali, le 4 istituzioni intergovernative (tra cui la Commissione Europea), il plotone di fondazioni (non potevano mancare la Open Society Foundations di George Soros, la Oak Foundation e la Rockefeller Foundation)[1] l’esercito di aziende e gli speranzosi privati donatori, sostengano ancora questa agenzia delle Nazioni Unite, che di certo non ha fatto una “rivoluzione umanitaria” là dove c’era e, appunto, c’è ancora bisogno?
Prima di passare alle vicende legate strettamente a Unicef Italia, vediamo chi compare nel direttivo a livello internazionale.
Il Direttore Generale di Unicef dal 2010 è Anthony Lake; apprendiamo dalla sua biografia che è attivo da più di 45 anni nel settore pubblico: consigliere per il Comitato Internazionale della Croce Rossa, Direttore del Marshall Legacy Institute, membro del consiglio di amministrazione di Save The Children e dell’Overseas Development Council. E non manca neanche il sostegno a due discussi ex-presidenti americani: nel biennio 2007-2008, Lake è stato consigliere senior per la politica estera della campagna presidenziale di Barack Obama, ruolo che aveva già svolto durante la campagna presidenziale di Bill Clinton del 1991-1992, dove, ad elezione avvenuta, è stato designato come Consigliere per la Sicurezza Nazionale dal 1993 al 1997 e poi come Inviato Speciale del Presidente degli Stati Uniti in Eritrea ed Etiopia, Haiti, Bosnia e Herzegovina, e Irlanda del Nord.[2]
Uno dei Vicedirettori Generali è il britannico Justin Forsyth, che precedentemente è stato amministratore delegato di Save the Children UK e responsabile di Oxfam. Come Anthony Lake, anche Forsyth ha avuto cariche politiche: è stato Special Adviser dei Premier laburisti Gordon Brown e Tony Blair dal 2004 al 2010.[3]
Come esposto, le due suddette figure del direttivo di Unicef evidenziano una marcata politicizzazione di questa agenzia delle Nazioni Unite. È notizia di questi giorni che il Presidente Donald Trump ha deciso di tagliare una parte dei fondi destinati, appunto, all’ONU, perché spesso in contrasto con l’agenda geopolitica americana (ovviamente quella attuale) e ritenuto responsabile di sprechi e di inefficienze. Infatti l’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Nikky Haley, ha recentemente affermato: “L’inefficienza e le spese facili dell’Onu sono ben note e noi non consentiremo più che la generosità del popolo americano sia sfruttata”.[4]
Torniamo ora al caso che si è scatenato in Italia dopo il tweet di Unicef Italia, che tratta della mancata approvazione della legge sullo ius soli a causa del forzato rinvio della discussione in Senato al 9 gennaio (probabilmente le Camere saranno già sciolte). Quanto scritto mostra un chiaro orientamento politico dell’agenzia delle Nazioni Unite e del suo portavoce Andrea Iacomini, oltre che una forte ingerenza sul democratico dibattito di uno stato sovrano.
Unicef dovrebbe sempre dimostrare una forte e consolidata neutralità nei paesi in cui opera, soprattutto quando i diritti dei minori che questa intende difendere non sono messi in discussione. Ripetiamo, infatti, per l’ennesima volta che i minori stranieri godono dei medesimi diritti dei loro coetanei italiani (Ius Soli e accoglienza nel resto del mondo. Sono tutti un po' Trump?). Nulla è precluso in Italia con l’attuale legge, che offre l’opportunità di diventare cittadini italiani a 18 anni. Nel solo 2016, più di 200.000 persone hanno ottenuto la nazionalità italiana.
Cosa è successo a chi ha “osato” commentare il tweet di Unicef Italia obiettando ingerenze sulla politica italiana o eguali diritti riservati ai minori stranieri? Ecco qualche esempio.
Le esternazioni livorose e certamente non consone ai rappresentanti italiani di un’agenzia delle Nazione Unite, non meritano neanche di essere commentate. Si autoqualificano perfettamente ma non lasciano certo dubbi a proposito delle sfrontate intromissioni nel confronto politico che dovrebbe essere materia del Parlamento italiano, non di sicuro di Unicef Italia.
Non sappiamo chi sia il responsabile dei commenti su Twitter, ma sappiamo che il portavoce di Unicef Italia è Andrea Iacomini nominato dal presidente Giacomo Guerrera nel 2012.[5]
Andrea Iacomini approda all’Unicef dopo diverse collaborazioni parlamentari, un’assunzione come esperto di Fondi strutturali e successivamente come responsabile stampa dell’OICS (Agenzia delle Regioni per la Cooperazione Internazionale), e infine viene scelto dall’allora sindaco Walter Veltroni come portavoce dell’Assessorato alle Politiche per l’Infanzia e la Famiglia del Comune di Roma. Oggi alterna il suo impegno nell’Unicef con l’attività di giornalista su HuffingtonPost Italia. Una carriera, quindi, evidentemente segnata da incarichi a stretto contatto con il mondo dell'odierno Partito Democratico.
Giacomo Guerrera è presidente dell'Unicef dal 2012; fino al 2011 è stato dirigente amministrativo presso l’Ospedale San Martino di Genova, ricoprendo i ruoli di Direttore responsabile delle Unità Operative Bilancio e Contabilità, Affari del Personale e Bilancio e Programmazione Finanziaria, Direttore del Dipartimento Amministrativo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino. Una carriera in linea, quindi, con il suo attuale ruolo in Unicef Italia. Ci lascia invece perplessi il progetto da lui suggerito, a pochi mesi dalla sua nomina, riportato in un’intervista rilasciata al Tg3[6]: “L'Unicef Italia ha proposto alle amministrazioni comunali di compiere gesti che indirizzino la società civile verso una reale cultura dell'inclusione, come quello della concessione della cittadinanza onoraria ai bambini di origine straniera nati e/o residenti nel Comune”. Ovvero una sorta di ius soli ante litteram.
Passiamo ora a qualche dato del bilancio di Unicef Italia; la sede nazionale percepisce solo donazioni da privati (ovviamente anche il 5x1000) e da diverse aziende.[7]
L’efficienza gestionale di Unicef Italia è ben al di sotto degli standard medi di molte ONG precedentemente analizzate. Per ogni euro donato, solo il 64,1% finisce nell’attività istituzionale (ovvero la mission di Unicef) mentre il 29% è destinato alla raccolta fondi e il 6,8% agli oneri delle attività di supporto (stipendi direttamente collegati al supporto, affitti, cancelleria, etc). Ad esempio, per fare dei confronti, Medici Senza Frontiere spende l’82% per l’attività istituzionale, il 16% per la raccolta fondi e il 2% per le attività di supporto, e Save The Children invece il 79,8% per la mission, il 17% per la raccolta fondi e 3,2% per il supporto (Analisi ONG nel Mediterraneo: Seconda Parte).
Nelle varie attività, rientrano anche gli stipendi degli impiegati di vario livello di Unicef; anche questi ultimi sono mediamente più elevati rispetto a quelli che abbiamo trovato nelle ONG che operano in Italia. Il costo totale del personale è di 6.686.678 Euro, ovvero l’11% dei proventi totali raccolti (60.705.315 Euro).
Unicef a livello internazionale invece percepisce, come esposto precedentemente, fondi di varia natura (solo il 29% sono di provenienza privata, mentre il 69% delle risorse sono stanziate direttamente dai governi nazionali e dalle istituzioni intergovernative) che vengono allocati poi alle diverse sedi e ai diversi progetti.
Anche lo Stato italiano versa il suo contributo annuale a Unicef per un totale di 17.341.337 Euro nel 2015. Non soddisfatta di ciò, la sede italiana vorrebbe pure influenzare il confronto politico, spingendo per l’approvazione delle leggi che più le aggradano.
Infatti, sul sito di Unicef Italia troviamo un intero articolo che riguarda lo ius soli intitolato “La proposta di riforma della legge sulla cittadinanza (DDL S 2092): un decalogo sullo ius soli temperato”[8], che snocciola solo una sequela di luoghi comuni immigrazionisti e globalisti degni dei migliori attivisti no border.
Facciamo qualche esempio:
- Al punto 8 del decalogo si parla della riforma della legge sulla cittadinanza e di terrorismo.
Ricordiamo a Unicef Italia che in Europa i peggiori attentati sono stati compiuti dalle seconde generazioni non integrate a cui probabilmente è stata concessa la cittadinanza senza un opportuno percorso di inclusione, e per questo motivo molti Stati europei stanno ripensando alle proprie leggi in senso restrittivo. - Al punto 9 del decalogo, Unicef afferma che la non concessione della cittadinanza potrebbe creare tensioni sociali. Non è buffo pensare ad un esercito di bambini armati di fucili giocattolo che scendono in piazza per manifestare contro le inverosimili discriminazioni subite?
Il punto 9 prosegue con i presunti diritti negati ai minori stranieri: ricordiamo a Unicef che il libero movimento all’interno dei paesi della Comunità Europea è facilmente superato con un visto dell’ambasciata, e che la non accessibilità ai concorsi pubblici, agli ordini professionali e l’esclusione dall’elettorato non riguardano certamente i minori (infatti al compimento del diciottesimo anno di età, lo straniero potrà richiedere la cittadinanza per beneficiare anche dei suddetti diritti).
A definitiva riprova della volontà di Unicef di influenzare le scelte politiche italiane, ricordiamo che la stessa è tra le organizzazioni che hanno aderito a “L’Italia sono anch’io”, campagna pro ius soli promossa tra gli altri da Arci, Asgi, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cisl, Cnca, Comune di Reggio Emilia, Comunità di Sant'Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Legambiente e Lunaria, e coordinata da Italiani senza cittadinanza, Insegnanti per la cittadinanza Movimento di Cooperazione Educativa, Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti, CEMEA, A Buon Diritto e Amnesty International Italia. Ovvero il meglio delle associazioni e organizzazioni di George Soros in Italia (Onlus e Migranti in Italia), delle associazioni religiose che operano nell’accoglienza (Associazioni Religiose e Migranti in Italia), e dei sindacati italiani.
Siamo sicuri che Unicef e le Nazioni Unite agiscano sempre come farebbe "il buon padre di famiglia", mettendo realmente al primo posto gli interessi delle categorie che costosamente rappresentano?
Chiudiamo l'articolo con una considerazione di Giampaolo Rossi pubblicata su Il Giornale[9], che ben descrive gli accadimenti degli ultimi giorni: "La rabbia per il fallimento dello ius soli, battaglia voluta fortemente dalla sinistra italiana, ha generato profonda frustrazione nella élite mondialista che lavora nelle Organizzazioni Internazionali e nei centri del potere tecnocratico per favorire processi migratori e di abbattimento delle identità nazionali (processi di cui lo Ius Soli fa parte). L’umanitarista di professione ha spesso un volto intollerante e livoroso. E Unicef Italia lo ha mostrato in tutta la sua arroganza".
Fonti:
(https://www.unicef.org/publications/files/UNICEF_Annual_Report_2015_En.pdf) ↩︎
(http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-12-26/ecco-perche-trump-ha-deciso-tagliare-finanziamenti-all-onu-133513.shtml?uuid=AEfjUIXD) ↩︎
(http://www.vita.it/it/article/2012/04/26/andrea-iacomini-e-il-nuovo-portavoce-italiano/117845/) ↩︎
(Tg3 Web - Facce d'Italia. Giacomo Guerrera presidente dell'Unicef) ↩︎
(http://www.unicef.it/Allegati/Bilancio_UNICEF_Italia_2016.pdf) ↩︎
(http://www.unicef.it/doc/7701/la-proposta-di-riforma-della-legge-sulla-cittadinanza-ddl-s-2092-un-decalogo-sullo-ius-soli-temperato.htm) ↩︎
(http://www.ilgiornale.it/news/cronache/idiota-e-fascista-cos-unicef-definisce-chi-contro-ius-soli-1477365.html) ↩︎