Abbiamo già parlato in un precedente approfondimento della figura di Padre Mussie Zerai (Analisi ONG nel Mediterraneo) e della onlus Habeshia, organizzazione da lui fondata con lo scopo di “aiutare i migranti eritrei a raggiungere l’Europa”. Habeshia ha sviluppato una piattaforma internet, Watch The Med (partner di Sea-Watch, una delle ONG che hanno operato nel Mediterraneo), di mappatura online per monitorare le morti e le violazioni dei diritti dei migranti alle frontiere marittime dell'UE, oltre ad aver stilato una guida per aiutare i migranti durante il viaggio e una volta giunti sulle coste italiane[1]. La stessa contiene anche il link del più famoso vademecum “Welcome to Europe” ora edito anche dalla Feltrinelli.[2]
Padre Mussie Zerai, che si autodefiniva “Padre Mosè” nel suo ultimo libro, nell'agosto scorso è stato raggiunto da un avviso di garanzia con l’accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina" a seguito delle indagini condotte dalla Procura di Trapani. La stessa inchiesta ha coinvolto anche la ONG Jugend Rettet, con il sequestro della nave Iuventa e tre avvisi di garanzia indirizzati ai membri della stessa.[3]
Come riportato da Il Giornale[4], “Padre Zerai sembra essere un centralino dei migranti, ma se segnali i gommoni fin dalla partenza, senza pericolo di vita imminente per la gente a bordo e magari ti vengono consegnati dai trafficanti, è complicità. Le stesse accuse rivolte dalla procura di Trapani alla Ong tedesca Jugend Rettet proprietaria della nave Iuventa, sequestrata per questo motivo dalla magistratura. Non solo: la Marina ha subito pressioni e ricatti da parte di padre Zerai, che in pratica intimava di andare a recuperare i migranti altrimenti avrebbe denunciato un'ipotetica omissione di soccorso. E il regime eritreo accusa da tempo il sacerdote di far parte di una «cricca» di attivisti dei diritti umani in Europa, che in realtà favorisce l'immigrazione clandestina e ha interessi politici. Il regime di Isaias Afewerki è sicuramente molto simile a una dittatura, ma non sembra un caso che dopo anni a Roma padre Zerai sia stato trasferito dal Vaticano in Svizzera nella lontana Friburgo”.
L’articolo de Il Giornale suggerisce che Padre Zerai sia coinvolto in un network di attivisti che si oppongono dall’Europa al Presidente eritreo Afewerki (L'Eritrea e le ONG: resilienza vs assistenzialismo e i rifugiati di piazza Indipendenza) con lo scopo di destabilizzare il suo governo anche con l’appoggio di Paesi occidentali e di ONG internazionali, da tempo “bandite” dal suolo eritreo grazie alla visione “self reliance” che guida la ricostruzione nella nazione africana.
In Svezia, troviamo un’altra prolifica attivista eritrea, Meron Estefanos, la quale ha allacciato rapporti lavorativi molto stretti con Padre Zerai, come la stessa già dichiarava nel 2015 a NBC News affermando inoltre: “Lui è il nostro ambasciatore. Normalmente si chiama l’Ambasciata. Invece la nostra gente, chiama Padre Mussie quando è nei guai".[5] Un giornale eritreo, il Tesfanews, nel 2015 scriveva addirittura di una vera organizzazione europea “patrocinata” dal Dipartimento di Stato americano: “Le prove emergenti suggeriscono che gli attivisti del cambiamento di regime Mussie Zerai, Meron Estefanos e Elsa Chyrum sono stati tutti coinvolti nel facilitare la tratta e il traffico di giovani eritrei”.[6]
Meron Estefanos è una giornalista eritrea e attivista per i diritti umani, nonché cofondatrice della Commissione Internazionale sui Rifugiati Eritrei (ICER), un'organizzazione che si dichiara operante nella difesa dei diritti dei rifugiati eritrei, delle vittime della tratta e della tortura.[7]
La Estefanos collabora anche con Radio Erena[8], emittente radiofonica trasmessa via satellite in Eritrea (trasmette da Parigi) e ideata da giornalisti “dissidenti” eritrei all’estero con il supporto finanziario di Reporters Without Borders[9] (organizzazione sostenuta dalla Open Society Foundations, dalla Ford Foundation, dall’americana NED - National Endowment for Democracy, dal governo francese e dalla svedese SIDA). Lo scopo di Radio Erena è quello di offrire “notizie e informazioni indipendenti agli eritrei in Eritrea” e si dichiara “indipendente da ogni organizzazione politica e governo”, affermazione che stride dopo un rapido sguardo dato ai sostenitori del suo principale finanziatore.
Come Padre Mussie Zerai, anche la giornalista eritrea sembra sapere in anticipo le partenze dei suoi connazionali dalle coste libiche come è evidenziato dai suoi numerosi tweet degli ultimi anni. L’ultimo è di pochi giorni fa e la Estefanos parla della partenza di 2000 migranti eritrei.[10]
Forse Meron Estefanos sta proseguendo "l'impegno umanitario" di Padre Zerai, interrotto dopo l’avviso di garanzia ricevuto per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina?
Dal 28 settembre al primo ottobre, si svolgerà il festival “Internazionale a Ferrara”[11] creato dal quotidiano online Internazionale in collaborazione con Medici Senza Frontiere e la Commissione Europea, che vedrà la partecipazione sia di Padre Mussie Zerai (che tra l’altro pubblicizzerà il suo libro “Padre Mosè”) sia di Meron Estefanos. Entrambi saranno i relatori della conferenza “Eritrea - Il regno della paura. Repressione, violenze e servizio di leva illimitato: da cosa fuggono gli eritrei che arrivano in Europa”.
La presunzione di innocenza è ovviamente stabilita fino al terzo grado di giudizio, ma non sarebbe prudente e opportuno perlomeno attendere la chiusura delle indagini della Procura di Trapani, prima di “santificare” e “legittimare” l’operato di Padre Mussie Zerai tramite prestigiosi inviti a festival e conferenze? Forse la sua “opera” sta continuando attraverso l’attività di altre persone a lui vicine e non residenti in Italia, come Meron Estefanos?
Cocludiamo questo articolo, invitando il lettore ad ascoltare una canzone che sta diventando molto popolare in Eritrea grazie al suo messaggio: “Aytitehamel gobezay” (Non essere ingenuo giovane). La canzone si rivolge ai giovani eritrei e li invita a rimanere in Patria per contribuitre alla ricostruzione, sottolineando che non è “tutto oro quello che luccica” in altri paesi esteri.[12]
Ovviamente il messaggio è in netta contrapposizione rispetto a quanto raccontato dagli attivisti eritrei “made in Europe”, come Padre Mussie Zerai e Meron Estefanos.
Fonti:
(http://www.watchthemed.net/media/uploads/page/10/Safetyatsea-CentralMed-english-ds.pdf) ↩︎
(http://www.w2eu.info/italy.en.html ; http://www.lafeltrinelli.it/mediaObject/Speciali/2017/w2italy-italiano-sito-web-feltrinelli/original/w2italy+italiano+sito+web+feltrinelli.pdf) ↩︎
(https://www.avvenire.it/attualita/pagine/padre-zerai-indagato-per-favoreggiamento) ↩︎
(http://www.ilgiornale.it/news/politica/avviso-ong-chat-padre-zerai-ora-rischia-laccusa-complicit-1428683.html?mobile_detect=false) ↩︎
(https://www.nbcnews.com/storyline/europes-border-crisis/father-abba-mussie-zerai-why-refugees-distress-call-priest-n436901) ↩︎
(https://www.tesfanews.net/the-traffic-racket-the-activist-syndicate-and-the-eu-2/) ↩︎