La sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito con la sentenza del 172 (2011) datata 06.10.2011, che “i tribunali francesi non hanno violato la Convenzione dei Diritti dell'Uomo nel condannare George Soros per il insider trading”.[1]

Così si chiude la vicenda che si protraeva dal 1988 e che vedeva il filantropo accusato dell’odioso reato di insider trading (ovvero, lo sfruttamento di informazioni non di dominio pubblico, la cui divulgazione avrà effetti nelle quotazioni di titoli, per effettuare operazioni in Borsa traendo vantaggio dalla loro conoscenza anticipata), un illecito grave certo non degno di quello che oggi si è autoeletto “angelo dei migranti”, finanziando diverse ONG e associazioni, e cofinanziando diversi progetti come partner di diversi governi nazionali e istituzioni sovranazionali (documentato in un precedente approfondimento: La verità sulla Siria (Usaid, Open Society Foundations e le Ong finanziate in Siria).

Torniamo all’epoca in cui la vicenda ebbe inizio. Nel 1988, George Soros negoziò per l’acquisizione di un ampio pacchetto di azioni della banca francese Société Générale, privatizzata l’anno precedente. Successivamente all’operazione speculativa del filantropo, le azioni dell’istituto bancario ebbero una forte e "curiosa" impennata aumentando radicalmente il loro valore economico in Borsa. Per questo motivo, le autorità francesi avviarono un’inchiesta nel 1989 e Soros venne informato dell’iscrizione nel registro degli indagati nel 1993.

Durante i vari gradi di giudizio che si tennero nei tribunali francesi, George Soros si difese dichiarando che le informazioni in suo possesso al momento dell’operazione di acquisto delle azioni di Société Générale erano di dominio pubblico negli ambienti finanziari francesi e di non aver ottenuto nessuna indicazione riservata, e affermando che la sua lunga esperienza lo aveva convinto che la sua acquisizione avrebbe portato giovamento alla banca ancora ancorata al controllo politico francese.

Nel 2002, George Soros fu giudicato colpevole in via definitiva dalla Corte di Cassazione francese del reato di insider trading, e condannato a pagare 2,2 milioni di Euro.[2]

Nel 2006, il filantropo caparbio è ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ma dopo 5 anni, i giudici hanno stabilito che il processo subito da Soros in Francia era stato regolare e non aveva violato nessun articolo della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Quindi nel 2011 la vicenda giudiziaria europea del magnate si conclude con la colpevolezza. Ricordiamo inoltre che George Soros fu l’artefice dei disastrosi crolli monetari degli anni ’90 in Gran Bretagna e Italia, che portarono alle successive svalutazioni delle monete nazionali. La speculazione contro la lira portò anche alla successiva uscita dal Sistema Monetario Europea (SME), la cui riammissione costò ai contribuenti italiani una delle manovre finanziarie più pesanti della storia: 93 mila miliardi di lire e la conseguente introduzione dell’ICI (oggi IMU), oltre al prelievo forzoso del 6/1000 sui conti correnti di qualche mese prima.[3] [4]

Ma veniamo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, “l’ultimo grado di giudizio” a cui i cittadini hanno la possibilità di appellarsi quando ritengono di aver avuto un iter giudiziario non consono nel proprio Paese di residenza.

I giudici della Corte sono eletti dall'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e vengono scelti da un elenco di tre candidati proposti da ciascuno Stato membro. Sono eletti per una durata non rinnovabile di nove anni e non rappresentano lo Stato di appartenenza: “sono totalmente indipendenti e non possono intraprendere alcuna attività incompatibile con il loro dovere di indipendenza e imparzialità”.[5]

Alcuni giudici, sia in carica sia da poco tempo sostituiti per decorrenza dei nove anni di mandato, risulterebbero in qualche modo collegati a George Soros e alla Open Society Foundation. Specifichiamo, comunque, che i suddetti al momento della nomina dovrebbero aver cessato ogni rapporto lavorativo con il filantropo per non venire meno ai principi di indipendenza e imparzialità.

Il primo è András Sajó, giudice ungherese (note sono le origini di Soros e la sua crociata contro il presidente Viktor Orbán) eletto nel 2008 (ricordiamo che all’epoca l’appello del magnate era ancore sulle scrivanie della Corte) e rimasto in carica fino al gennaio del 2017. Il giudice ha ricoperto diverse posizioni di prestigioso all’interno della Corte come Vice Presidente di Sezione, Presidente di Sezione e Vice Presidente della Corte stessa.

Dal 1993 al 2007 András Sajó è stato docente di giurisprudenza e presidente della facoltà di diritto costituzionale comparato presso la Central European University di Budapest, università fondata e finanziata da George Soros. Il premier ungherese Viktor Orbán ha più volte dichiarato che l’ateneo è un mero strumento del magnate e viene manovrato dallo stesso per minare la sovranità dello stato magiaro. Lo scorso aprile, il parlamento ungherese ha varato una legge che porterà alla chiusura definitiva dell’università nel 2021.[6]

Dal 2001 al 2007, inoltre András Sajó è stato consigliere di amministrazione dell’Open Society Justice Initiative di New York (programma della Open Society Foundations che “attraverso la controversia, la difesa, la ricerca e l'assistenza tecnica, vuole garantire rimedi giuridici a fronte di abusi dei diritti umani, e promuovere un'efficace applicazione dello stato di diritto”).

Lasciati gli incarichi ricoperti fino al 2007, l’ungherese András Sajó è stato eletto giudice della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel 2008.

Il secondo giudice, vicino alla galassia di Soros grazie alle precedenti esperienze professionali, è il bulgaro Yonko Grozev.

Il giudice ha alle spalle una lunga vicinanza alle organizzazioni fondate e sostenute dal filantropo:

  • dal 1998 al 2010 è legal advisory committee della European Roma Rights Centre;[7]

  • nel 2001 diventa consigliere di amministrazione della sede bulgara di Open Society Institute;

  • nel 2009 fonda il Risk Monitor a Sofia (organizzazione bulgara non governativa che basa la sua missione sulla lotta alla corruzione in ambito politico, finanziata dall’Open Society Institute) e ne diventa presidente del consiglio di amministrazione;[8]

  • nello stesso anno diventa consigliere del Bulgarian Lawyers for Human Rights (associazione bulgara che si occupa della difesa dei diritti umani, finanziata dall’Open Society Institute);[9]

  • nel 2011 siede nel consiglio di amministrazione dell’Open Society Justice Initiative di New York, come curiosamente fece anche András Sajó prima di diventare giudice della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Nell’aprile del 2015, Yonko Grozev viene eletto giudice della Corte dei Diritti dell’Uomo.

Ci sono altri collegamenti che legano la fondazione di Soros all'organo europeo: i membri dell’Open Society Institute sono stati più volte invitati come relatori alle conferenze organizzate dal Consiglio d’Europa e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo come, ad esempio, quella tenuta a Bruxelles nel marzo 2015 intitolata “Implementation of the European Convention on Human Rights: our shared responsability”.[10]

Precedentemente nel 2008, ben quattro rappresentanti della fondazione di Soros sono stati invitata al seminario “Ten years of the 'new' European Court of Human Rights 1998-2008” tenutosi a Strasburgo.[11]

L’Open Society European Policy Institute (ramo europeo della Open Society Foundations registrato a Bruxelles) interviene direttamente come “terza parteanche in diverse sentenze della Corte Europea del Diritti dell’Uomo, essendo comunque un’organizzazione riconosciuta dal Consiglio d’Europa.[12]

Alcuni esempi:

  • Nel 2013 troviamo la fondazione sorosiana nel “rapporto delle sentenze e delle decisioni” della Corte Europea a proposito della sentenza “Janowiec and Others versus Russia”; l’intervento è stato poi descritto in un articolo sul sito istituzionale della Open Society Foundations.[13] [14]

  • Nel 2012, l’Open Society Institute interviene nella sentenza “Kurić And Others Versus Slovenia Judgment”, caso poi analizzato in un articolo sul sito della Open Society Foundations.[15] [16]

Lo scopo del presente articolo non è assolutamente quello di mettere in dubbio la legittimità delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, o l’imparzialità e la professionalità dei giudici citati, ma di evidenziare i collegamenti dell’istituzione europea con la fondazione del magnate.

In un precedente approfondimento, si era già messa in risalto la vicinanza di molti politici italiani che siedono nel parlamento italiano e in quello europeo alla fondazione di George Soros (Chi è Soros e i collegamenti con i politici italiani), partendo da un documento dall’Open Society Institute redatto tempestivamente dopo le ultime elezioni politiche europee, dove vengono “classificati” i nuovi europarlamentari in base alla “prossimità” degli stessi ai valori della società aperta teorizzata da Soros. Nello stesso approfondimento per quanto riguarda l'Italia, si erano evidenziati sia i politici più reattivi agli eventi organizzati dalla Open Society Foundations e dalle associazioni da questa finanziate, sia i parlamentari che operano direttamente in organizzazioni fondate e sostenute da George Soros.

Non si possono nascondere però i legittimi timori che alcune personalità autorevoli, politiche e istituzionali, possano essere influenzate da un figura tanto carismatica; la preoccupazione nasce dal passato di George Soros e dalla sua proficua attività di speculatore, che lo ha reso uno degli uomini più facoltosi e potenti del pianeta. La speculazione operata nei mercati finanziari scaturisce proprio dal rilevamento di debolezze di un sistema e dallo sfruttamento di quest’ultimo. Quindi la vicinanza a esponenti politici e delle istituzionali pubbliche potrebbe portare una sorta di "beneficio informativo", soprattutto in contesti altamente “sensibili” come i mercati finanziari.

"Più una situazione si aggrava, meno ci vuole a rovesciarla, e più grande è il lato positivo". George Soros


Fonti:


  1. (http://hudoc.echr.coe.int/app/conversion/pdf/?library=ECHR&id=003-3698918-4211682&filename=003-3698918-4211682.pdf) ↩︎

  2. (https://www.theguardian.com/world/2002/dec/21/france.markmilner) ↩︎

  3. http://www.huffingtonpost.it/2013/05/12/george-soros-lo-speculato_n_3262351.html ↩︎

  4. (http://www.telegraph.co.uk/business/2016/06/09/billionaire-who-broke-the-bank-of-england-opts-for-gold-safe-hav/) ↩︎

  5. (http://www.echr.coe.int/Pages/home.aspx?p=court/judges&c=#n1368718271710_pointer) ↩︎

  6. (http://annualreport.ceu.edu/#ceu_ar_2016/page/38-39) ↩︎

  7. (http://www.errc.org/about-us-supporters) ↩︎

  8. (http://www.riskmonitor.bg/en/donors) ↩︎

  9. (http://blhr.org/p/za-nas/) ↩︎

  10. http://www.echr.coe.int/Documents/2015_Brussels_Conference_programme_BIL.pdf ↩︎

  11. http://www.echr.coe.int/Documents/10years_NC_1998_2008_ENG.pdf ↩︎

  12. (http://coe-ngo.org/#/ingo/56a682bd7f63c229362a3043) ↩︎

  13. http://www.echr.coe.int/Documents/Reports_Recueil_2013-V.pdf ↩︎

  14. (https://www.opensocietyfoundations.org/litigation/janowiec-v-russia) ↩︎

  15. http://www.echr.coe.int/Documents/Reports_Recueil_2012-IV.pdf ↩︎

  16. (https://www.opensocietyfoundations.org/litigation/kuric-v-slovenia) ↩︎