Affrontiamo l'argomento Ius Soli guardando i dati, i video strappalacrime che strumentalizzano i bambini li lasciamo a chi non ha argomenti.

Criticato da tutto il mondo globalista e liberal, e additato come il male assoluto a causa dei suoi programmi in tema di immigrazione, il presidente Donald Trump, seppur con pareri sfavorevoli e votazioni contro di quelli che dovrebbero essere i suoi stessi compagni di partito, sta cercando faticosamente di riformare il sistema di accoglienza e il piano immigrazione statunitense. Quest'ultimo oggettivamente fa acqua da tutte le parti, come è testimoniato dal numero stimato di immigrati illegali presenti nel territorio nazionale pari a 11,1 milioni di persone, ovvero il 3,5% della popolazione totale e il 26% degli stranieri regolari.[1]

Trump è comunque in buona compagnia: altri presidenti e premier occidentali hanno rivisto i propri piani riguardo all’immigrazione, quasi nel silenzio totale però dei paladini del mondo “senza confini.

Il Canada

Il primo ministro del Canada Justin Trudeau ha criticato aspramente il “travel ban” trumpiano e riferendosi a quest’ultimo ha twittato: “A tutti coloro che scappano dalle persecuzioni, dal terrore e dalla guerra, il Canada vi darà il benvenuto, indipendentemente dalla vostra fede. La diversità è la nostra forza. #WelcomeToCanada”. Dopo la pubblicazione di questo commento, un numero ingente di stranieri, preoccupati per le future mosse del presidente statunitense, ha cercato di attraversare il confine canadese, passando per valichi non controllati dalla polizia di frontiera.[2]

I proclami di Trudeau hanno causato al Canada una vera e propria emergenza immigrazione incontrollata (si stima che le entrate nel paese si siano quadruplicate[3]). Le istituzioni sono dovute correre tempestivamente ai ripari, allestendo nuovi campi profughi provvisori, uno posizionato all’interno dello stadio olimpico di Montreal, uno in Ontario, prossimo al confine con gli Stati Uniti, e uno anticipando la conversione già stabilita del Royal Victoria Hospital chiuso da tempo.

Scossa dal flusso migratorio, l’opinione pubblica canadese ha manifestato un forte dissenso a proposito dell’apertura "incondizionata" di Trudeau e l’opposizione, tramite il ministro ombra alle politiche per l’immigrazione Michelle Rempel, ha accusato Trudeua “di dare false speranze alle persone che attraversano il confine tra Stati Uniti e Canada e di aver messo in crisi, attraverso i suoi messaggi di apertura molto espliciti, il sistema di accoglienza che non riesce a sostenere, con tempi e con sistemi logistici adeguati, l’aumento degli arrivi degli ultimi mesi”.[4]

Il premier canadese quindi si è visto costretto a rivedere il suo “#WelcomeToCanada” al ribasso: “La nostra è una società aperta e accogliente perché i canadesi hanno fiducia nel nostro sistema di immigrazione e nelle nostre leggi. Nessun vantaggio nell’entrare in Canada in modo irregolare. Dovete seguire le regole, e ce ne sono molte”.

Ma veniamo al piano immigrazione riguardo ai “beneficiari di protezione internazionale” previsto per il 2017 dal governo Trudeau. Come si può agevolmente capire dallo schema, il numero dei profughi ammessi in territorio canadese è stato significativamente ridimensionato: si passa da 55.800 unità del 2016 a 40.000 del 2017 con una diminuzione del 28,32%.[5] La manovra del premier canadese non si discosta significativamente dalla stessa proposta dal presidente Trump, che prevede la riduzione del 50% dei permessi concessi ai rifugiati.

Analizziamo ora le modalità per ottenere il permesso di soggiorno in Canada e la conseguente cittadinanza, nel caso non si rientri nella categoria di persone che hanno diritto d’asilo. Per ottenere la cittadinanza canadese, è indispensabile la Permanent Resident Card, un’autorizzazione che consente allo straniero di avere gli stessi diritti dei cittadini, esclusi quello di voto e quello di soggiornare all’estero per lunghi periodi. Per ottenere tale permesso bisogna soddisfare uno dei seguenti requisiti:

  • alta professionalità in ambito lavorativo;

  • fascia di business (per gli imprenditori di solito l’investimento richiesto è 300.000 dollari canadesi, mentre ai liberi professionisti si richiede la prova dell’effettiva capacità di mantenimento e del contributo culturale apportato al paese);

  • fascia famiglia (intercessione di famigliari con permesso permanente).

Sono esclusi a priori dalla possibilità di ottenere una Permanent Resident Card chi nei tre anni precedenti è stato accusato di un qualsiasi reato penale o è considerato un “pericolo sociale.

I requisiti per richiedere la cittadinanza canadese sono: aver risieduto stabilmente tre anni su quattro nel territorio nazionale con una Permanent Resident Card, essere maggiorenni, conoscere il francese o l’inglese, conoscere a livello basilare la società canadese, e i relativi diritti e responsabilità. Dopo aver inviato la richiesta di cittadinanza, chi presenta i requisiti dovrà sottoporsi al test di cittadinanza. L’iter burocratico può richiedere dai cinque mesi a un anno.[6]

Oltre al “diritto per residenza” appena esposto, gli altri modi per ottenere la cittadinanza sono il “diritto per matrimonio” e la “nazionalità per natura” quando almeno uno dei due genitori del minore è cittadino canadese.

In Canada vale il principio dello ius soli puro per tutti i nati nel territorio nazionale a prescindere dalla nazionalità dei genitori. I minori residenti in Canada invece, hanno la possibilità di ricevere la cittadinanza dopo la naturalizzazione di almeno un genitore o da maggiorenni possono avviare autonomamente le pratiche per ottenerla.

Nel 2016 però i malumori dei cittadini canadesi riguardo al principio dello ius soli hanno iniziato ad aumentare a causa del numero in crescente e costante aumento degli stranieri che entravano nel paese per partorire i loro figli. Per risolvere il problema del “turismo delle nascite”, una petizione ha chiesto al governo canadese di rivedere lo ius soli e di concedere quindi la cittadinanza automatica solo ai neonati che abbiano almeno un genitore canadese.[7] Una riforma riguardo alle modalità di ottenimento della cittadinanza era già stata pensata dal precedente governo canadese (partito conservatore) nel 2014 e dal Ministro dell’Immigrazione Chris Alexander per ovviare al problema dei “bambini passaporto”. Questa probabilmente avrebbe portato ad una totale abrogazione dello ius soli.[8]

Tornando all’anno in corso, a causa del crescente dissenso dei cittadini ad un così aumentato flusso di immigrati e dell’avvicinarsi delle prossime elezioni politiche, Justin Trudeau, dopo aver ridimensionato il suo “#WelcomeToCanada” con un meno accogliente “anche noi abbiamo delle regole”, ha iniziato un epico piano di rimpatrio che ha portato già all’espulsione di 5.529 irregolari nei primi otto mesi dell’anno contro i 7.357 dell’intero 2016.

Francia

Un altro idolo delle folle “liberal” favorevoli all’accoglienza senza condizioni è il presidente francese Emmanuel Macron, che ha vinto le scorse elezioni francesi scontrandosi con Marine Le Pen, giudicata intollerante e rea di voler chiudere le frontiere francesi.

Che cosa è successo dopo l’insediamento di Monsieur Macron all’Eliseo? Il presidente ha inasprito i controlli alle frontiere con l’Italia, ha sigillato i porti e per quanto riguarda la redistribuzione dei migranti (la maggioranza dei quali sono migranti economici) arrivati nel nostro Paese ha affermato: “Non confondere rifugiati e migranti economici. Manteniamo le nostre frontiere. (…) Bisogna condurre in maniera coordinata in Europa un'azione efficace e umana che ci permetta di accogliere i rifugiati politici che corrono un rischio reale perché fa parte dei nostri valori, senza però confonderli con i migranti economici e senza abbandonare l'indispensabile mantenimento delle nostre frontiere”. Gli fa eco il vice sindaco di Marsiglia Dominique Tian a proposito della possibile apertura dei porti francesi alle navi delle ONG: “No all'apertura del nostro porto alle navi umanitarie che soccorrono i migranti nel Mediterraneo, se ogni settimana facessimo entrare navi con centinaia se non migliaia di migranti saremmo nell'incapacità totale di alloggiare queste persone. Perché una volta sbarcate, queste persone bisogna alloggiarle, ma non abbiamo i mezzi, non possiamo accogliere dei migranti in queste condizioni”.[9]

Quindi il presidente Macron fa giustamente distinzione tra rifugiati che hanno diritto alla protezione internazionale e migranti economici, e si dichiara favorevole ad accogliere i primi, mentre rispedisce in Italia quotidianamente quelli che cercano di passare illegalmente il confine di Ventimiglia. La sua posizione è di certo condivisibile, ma poco coerente con l’accoglienza sperata da molti suoi sostenitori, e certamente in linea con le iniziative intraprese dal presidente americano Trump, muro al confine con il Messico compreso.

La Francia ha una lunga storia di immigrazione e spesso viene presa come modello anche da diversi politici italiani per le modalità di concessione della cittadinanza, sottovalutando comunque i reali problemi di integrazione delle periferie del paese.

Di fatto il modello francese non si discosta sostanzialmente da quello in vigore in Italia, visto che lo ius soli non esiste in senso assoluto: chi nasce all’interno del territorio transalpino non diventa automaticamente cittadino francese. La normativa prevede diverse modalità di concessione della cittadinanza:

  • Il minore nato da genitori stranieri, ottiene la cittadinanza con la maggiore età dopo aver vissuto stabilmente nel paese per almeno cinque anni.

  • Il minore nato da almeno un genitore straniero che a sua volta è nato in Francia, ottiene la cittadinanza alla nascita.

  • Il minore nato in Francia da genitori stranieri (non nati in Francia), ottiene la cittadinanza se ha vissuto stabilmente nel paese per almeno cinque anni, a partire dagli 11 anni di età. Prima della maggiore età, il minore può richiedere la cittadinanza francese su richiesta dei suoi genitori (tra i 13 e i 16 anni), o su richiesta personale (tra i 16 e i 18) a seconda della durata della sua residenza nel Paese.

Inoltre dopo i gravi problemi di integrazione degli ultimi decenni, il governo francese ha irrigidito la normativa relativa alla cittadinanza, introducendo nel 2003 un sistema di colloqui a cui deve sottoporsi lo straniero che mirano a verificare il livello di istruzione, la reale conoscenza della lingua francese, la consapevolezza dei diritti e doveri conferiti dalla cittadinanza, e la comprensione dei principi e dei valori essenziali della Repubblica.

Il presidente Hollande aveva proposto una serie di modifiche restrittive dell’attuale normativa sull’immigrazione dopo gli atti terroristici commessi da “francesi con doppio passaporto". La questione ad oggi è ancora aperta.

Per la sua politica di chiusura dei porti e dei confini, e il netto no alla redistribuzione dei migranti in Francia, si può tranquillamente affermare che Macron non si sia discostato così nettamente dal piano immigrazione proposto da Trump.

Austria

Le elezioni politiche del 2016 hanno fatto esultare i “liberal” di tutto il continente; Alexander Van der Bellen, candidato indipendente dei Verdi, ha battuto al ballottaggio Norbert Hofer, il tanto temuto candidato del Partito della Libertà Austriaco, considerato di estrema destra, populista, nazionalista e euroscettico. La tematica principale su cui si è giocata la campagna elettorale è stata quella dell’immigrazione. Il candidato sostenuto dalla precedente maggioranza governativa, infatti, criticata per aver ipotizzato un possibile inasprimento dei controlli lungo i confini austriaci da entrambi gli schieramenti con argomentazioni ovviamente differenti, e dall’opinione pubblica, ha ottenuto solo un misero 11% anche a causa della presunta inadeguatezza nell’affrontare l’emergenza migranti.

I giorni antecedenti al voto hanno visto orde di manifestanti “no border” presidiare il valico del Brennero e scontrarsi con la polizia austriaca, a causa del timore che potesse vincere Norbert Hofer con il suo programma di chiusura dei confini e di “non accoglienza” dei migranti.

Nonostante la preoccupazione di questi ultimi, il candidato dei Verdi Alexander Van der Bellen si è aggiudicato il ballottaggio tra accuse di brogli e irregolarità che hanno portato ad una nuova tornata elettorale da cui è uscito nuovamente vincente.

E il paladino della “società aperta” cosa fa pochi mesi dopo la sua elezione? Minaccia la chiusura del valico del Brennero e lo schieramento dell’esercito a difesa dei propri confini.

A luglio, il ministro dell’Interno austriaco Wolfgang Sobotka ha affermato al giornale tedesco Bild[10]: “Se il numero di migranti illegali verso l’Austria dovesse aumentare ancora, chiuderemo il confine con il Brennero. Nel giro di ventiquattro ore possiamo chiudere la frontiera e realizzare controlli severi con i nostri soldati”.

Un altro duro colpo per gli open society europei: anche il presidente austriaco è diventato un po’ Trump, minacciando la militarizzazione del confine nazionale e ritrattando tempestivamente il suo impegno elettorale del “WelcomeToAustria”.

Spagna

La Spagna per posizione geografica è molto simile all’Italia. Quindi ci si aspetterebbe un simile flusso migratorio sulle sue coste e un’apertura ai migranti grazie anche al suo passato coloniale. E invece no: la Spagna ha letteralmente chiuso i porti e rafforzato i confini, già fortificati da muri e filo spinato, delle sue enclave africane di Ceuta e Melilla, oltre a sostenere una delle ONG più attive nel Mediterraneo, la Proactiva Open Arms (trattata nell'approfondimento Analisi ONG nel Mediterraneo).

Vediamo quindi come il governo spagnolo si è mosso per scongiurare il probabile immenso flusso migratorio. Per quanto riguarda le rotte marittime verso le Canarie e il sud del paese, la Spagna ha stipulato accordi bilaterali e rapporti di cooperazione con Senegal, Mauritania e Marocco che, di fatto, hanno quasi annullato gli sbarchi sul suo territorio, e aumentato i rimpatri forzati dei migranti irregolari.[11]

Le difficoltà di frenare il flusso migratorio che tentava di entrare in Spagna dalle sue enclave in Africa, sono state risolte grazie alle modalità descritte dalla stessa Frontex in un suo comunicato: “Le recinzioni e il fossato, in combinazione con l’attuazione di un accordo di riammissione tra il Marocco e la Spagna, il rafforzamento delle unità di guardia di frontiera marocchina che proteggono la recinzione e smantellamento dei campi di fortuna dei migranti irregolari, hanno ridotto i numeri di tentativi”.

Per quanto riguarda la concessione della cittadinanza, la Spagna adotta uno “ius soli temperato” meno rigido rispetto al resto dei paesi europei. Il bambino nato da genitori stranieri all’interno del territorio nazionale ha diritto alla cittadinanza dopo un anno di residenza stabile. La procedura di naturalizzazione per tutti gli altri soggetti comporta la “residenza legale e continuata” per almeno dieci anni e la rinuncia alla cittadinanza precedente, ad eccezione dei rifugiati che possono richiederla dopo cinque anni e i cittadini dell’America Latina o originari di Andorra, Filippine, Guinea Equatoriale, Portogallo che possono richiederla dopo 2 anni. Per matrimonio, la naturalizzazione è immediata se il richiedente è residente in Spagna da almeno un anno. È comunque previsto anche un requisito economico per l’ottenimento della cittadinanza.

Per le fortificazioni e la militarizzazione dei confini terrestri, i rimpatri forzati e gli accordi bilaterali con diversi stati africani, anche il governo spagnolo di Mariano Rajoy si scopre un anch’esso po’ trumpiano.

Australia

Veniamo allo stato che più di ogni altro ha chiuso l'accesso ad ogni forma di immigrazione illegale: l’Australia con il suo piano “Sovereign Borders”.

Per anni il Paese ha subito un flusso migratorio costante e di difficile gestione dal sud est asiatico, soprattutto dall’Indonesia. Questo ha costretto il governo australiano a riformare completamente il sistema di protezione delle frontiere, implementato grazie allo stanziamento di un elevato budget, ma che si sta rivelando prezioso, efficiente ed efficace anche per limitare i costi di gestione dei migranti illegali sbarcati sulle proprie coste.

Il “Sovereign Borders” australiano ha stabilito che, a seconda dei casi, le barche dei trafficanti che trasportavano migranti fossero ricondotte verso il porto di origine o fossero scortate verso i centri di identificazione creati ad hoc in Papua Nuova Guinea e nell’isola di Nauru, per la valutazione celere del diritto di asilo dei richiedenti. Il rimpatrio è quasi immediato per i migranti non in possesso dei requisiti richiesti dalla protezione internazionale.

Oltre alle operazioni “sul campo”, il governo australiano ha previsto anche una massiccia campagna di comunicazione sviluppata nei paesi di origine dei migranti, chiamata “NoWay. Questa si è concretizzata con la realizzazione di un video e la stampa di volantini e poster, che recitano: Se viaggiate in mare verso l'Australia senza un visto, sappiate che non farete mai dell'Australia la vostra casa. Questo vale per tutti: famiglie, bambini, bambini non accompagnati, persone istruite e lavoratori specializzati. Non ci saranno eccezioni. Non credete alle menzogne dei trafficanti. Questi criminali ruberanno i vostri soldi e metteranno la vostra vita e quella della vostra famiglia in pericolo per niente. Se arrivate illegalmente sulle barche, non c'è modo che voi possiate mai fare dell'Australia la vostra casa.

I dati pubblicati dal governo australiano confermano che il “Sovereign Borders” dopo 4 anni dall’inizio della sua attività sta funzionando perfettamente.[12]

Ungheria

Dal settembre 2015, anche l’Ungheria di Viktor Orbán in Europa ha completamente serrato le frontiere al flusso di migranti provenienti dalla rotta balcanica, grazie anche alla costruzione di un muro al confine con la Serbia e alla chiusura di altri valichi di accesso al confine con la Croazia. Le istituzioni magiare hanno stimato che, dal primo gennaio al agosto 2015, siano entrati più di 200.000 migranti grazie alla strada di confine lungo la linea ferroviaria fra Subotica (Serbia) e Szeged (Ungheria) per raggiungere l'Austria e la Germania. Oltre alla militarizzazione dei confini e all’innalzamento del muro, l’Ungheria ha varato una legge che prevede l’arresto per chi entra illegalmente nel Paese e quindi la detenzione dei medesimi in campi temporanei per il riconoscimento e l’avvio delle procedure di richiesta di asilo.

Victor Orbán ha affermato di aver “reintrodotto la pratica della custodia cautelare nei casi di coloro le cui domande d’ingresso in Europa non abbiano ancora avuto un esito legale (pratica sospesa nel 2013 per volere dell’Unione Europea e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e delle Nazioni Unite). Da allora in Europa ci sono stati sanguinosi attentati, e dunque deve prevalere l’interesse della nostra autodifesa”. Sulla gestione europea del fenomeno migratorio e sulla questione sicurezza interna, il presidente ungherese ha dichiarato: “In Europa viviamo in un tempo d’ingenuità e d’incapacità. (…) Gli immigrati sono vittime dei trafficanti, ma anche vittime dei politici europei che incoraggiano la migrazione con la politica dell'accoglienza”.[13]

Le reazioni alla stretta sui migranti di Orbán non si sono fatte attendere. La risposta dell’Unione Europea è stata la minaccia di un profondo taglio dei fondi comunitari destinati al Paese, fino ad oggi senza nessuna concreta attuazione, mentre le organizzazioni umanitarie non governative hanno urlato alla violazione dei diritti umani (ricordiamo che il parlamento ungherese ha varato la “***Legge sulla trasparenza delle organizzazioni finanziate dall’estero***”).[14]

Viktor Orbán è sicuramente e chiaramente trumpiano, anche se la sua chiusura verso l’immigrazione illegale e non controllata è partita circa un anno prima dell’elezione del presidente americano.

Spunti e conclusioni

Lo schema mette a confronto le diverse normative che riguardano la cittadinanza.

Lo ius solo puro è applicato solamente negli Stati Uniti e in Canada mentre nei maggiori stati dell’Unione Europea sono applicate forme di ius soli temperato. La Spagna applica il principio con una normativa meno stringente rispetto a Francia e Germania, forse per questo motivo il governo iberico ha chiuso ogni frontiera al flusso migratorio.

Inoltre Francia, Germania, Stati Uniti e Canada hanno previsto un esame che attesti la reale conoscenza della lingua nazionale e dell’ordinamento giuridico e sociale del Paese che precede l’ottenimento della cittadinanza per residenza, non contemplato né dalla normativa spagnola né da quella italiana.

Riguardo alla cittadinanza per matrimonio, l’Italia è il paese meno restrittivo insieme alla Spagna. Negli altri paesi, l’aver sposato un proprio cittadino non presuppone la naturalizzazione automatica, a causa del passato fenomeno dei “matrimoni organizzati”.

A causa del costante ed elevato flusso migratorio, alcuni stati europei stanno pianificando restrizioni a proposito della normativa che regola la cittadinanza, oltre ad avere già chiuso porti e confini, e a non essere disponibili a una redistribuzione dei migranti arrivati sulle coste italiane. Solo l'Italia, in controdenza, ha in cantiere una proposta di legge riguardante l'introduzione dello ius soli e dello ius culturae, sostenuta dai promotori come "conquista di civiltà".

Le naturalizzazioni in Italia hanno subito un netto e deciso incremento negli ultimi anni, a dimostrazione che, per quanto se ne dica, il nostro Paese ha una regolamentazione che funziona efficacemente e offre allo straniero un semplice percorso che porta alla cittadinanza (privo anche dell'esame di verifica su lingua e cultura, presente nella maggioranza degli stati esteri). Ricordiamo inoltre che l'unico diritto non concesso a chi non è ancora diventato italiano, è quello di voto, diritto comunque perfettamente inutile ai minori.

I media mainstream attaccano da tempo Trump e Orbán per le loro politiche riguardo all’accoglienza dei migranti, con la stessa forza con cui “esortano” l’Italia riguardo all’introduzione dello ius soli e dello ius culturae.

Lo stesso trattamento non vale però per stati come la Francia, la Spagna e l’Austria che hanno chiuso completamente le proprie frontiere, sia terrestri sia marittime, e si sono dimostrate completamente refrattarie all’accoglienza delle migliaia di persone arrivate in Italia. Il Canada ha diminuito cospicuamente le quote di rifugiati ammessi nel proprio paese: perché nessun illustre media ha urlato alla violazione dei diritti umani così come ha fatto con Trump?

Quindi a dispetto del pensiero dominante urlato dalla stampa globalista, SIAMO TUTTI UN PO’ TRUMP.


Fonti:


  1. (http://www.infodata.ilsole24ore.com/2016/11/30/immigrati-usa/) ↩︎

  2. (http://www.ilpost.it/2017/08/25/il-canada-comincia-ad-avere-qualche-problema-con-i-migranti/) ↩︎

  3. (http://www.secoloditalia.it/2017/08/far-dispetto-trump-canada-apre-un-centro-profughi-al-confine/) ↩︎

  4. (https://ca.reuters.com/article/topNews/idCAKCN1AX1PO-OCATP) ↩︎

  5. (http://www.canadavisa.com/canada-immigration-plan-2017.html) ↩︎

  6. (https://www.cittadinanza.biz/cittadinanza-canadese-come-ottenerla-e-requisiti/) ↩︎

  7. (https://petitions.ourcommons.ca/en/Petition/Details?Petition=e-397) ↩︎

  8. (https://canadiandimension.com/articles/view/closing-door-on-canadian-citizenship) ↩︎

  9. (http://www.repubblica.it/politica/2017/07/03/news/migranti_gentiloni_alla_ue_eviti_che_la_situazione_situazione_diventi_insostenibile_-169847268/) ↩︎

  10. (http://www.bild.de/bild-plus/politik/ausland/fluechtlingskrise/oesi-innenminister-droht-in-24-stunden-ist-der-brenner-dicht-52575510,view=conversionToLogin.bild.html) ↩︎

  11. (http://openmigration.org/analisi/laboratorio-spagna-perche-non-arrivano-piu-rifugiati/) ↩︎

  12. (http://newsroom.border.gov.au/releases/operation-sovereign-borders-monthly-update-july-3) ↩︎

  13. (http://www.repubblica.it/esteri/2017/01/13/news/ungheria_detenzione_richiedenti_asilo-155984660/) ↩︎

  14. (http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2017/06/13/news/ungheria_una_nuova_legge_sulle_ong_un_assalto_crudele_e_calcolato_alla_societa_civile_-168001598/) ↩︎