(And the winner is... Alga!)

Missing In Action

Come vuole il copione hollywoodiano di "Writers Guild of America West" anche i personaggi di questo incredibile thriller sulla migrazione devono poter essere “buoni samaritani” o ancor meglio “angeli dei migranti” per diventare credibili davanti al pubblico spettatore e attirare così la sua simpatia. Stavolta gli sceneggiatori d’oltreoceano hanno scelto di far indossare alla protagonista i panni della dottoressa, non quelli di una dottoressa qualsiasi specializzata in cardiologia o pneumologia, ma di una specialista in medicina ayurvedica[1], una medicina tradizionale indiana[2] rappresentata dal Dio Dhanvantari. Del resto, a stranezze del genere eravamo già abituati, per esempio, l’abito talare indossato da Mussie Zerai poteva essere quello di un semplice gesuita o salesiano invece di quello di un scalabriniano che più che un ordine religioso sembra uno scioglilingua. Che sia una licenza poetica dello sceneggiatore?

Questa storia non è una fiction, seppure siano presenti tutte le premesse per essere confusa con una scena di Missing In Action dove al posto di Chuck Norris, troviamo invece Alganesh Fessaha, un’attivista Jebha anti-eritrea che assieme al suo amico beduino e salafita Sheik Awwad Mohammed Ali Hassan, entra in azione per salvare migranti sotto sequestro in quel del Sinai.

La dottoressa Fessaha afferma in una intervista del 2014 rilasciata a LEFT: “Io e Sheik Mohammed, abbiamo fatto un attacco direttamente armati in queste case perché, grazie alla guerriglia eritrea un po’ di kalashnikov l’avevo già usato tempo fa quando ero ancora una ragazzina piccola. Allora: ti danno il kalashnikov, ti dicono andiamo e alle 03:30 di notte si va e si fa l’attacco, si spara in alto, si spaventano i guardiani e noi abbiamo un Pick-up che rimane a cinque metri di distanza dalla casa, carichiamo le persone, leghiamo i guardiani e ce ne andiamo”.[3]

Quindi, a differenza del forzuto Chuck Norris, la sessantenne Dottoressa ancora si ricorda come si spara con un kalashinikov perché da bambina giocava a fare la guerrigliera? Però!

Premi a profusione

Nel 2003 la Dottoressa fonda una sua organizzazione non governativa, Gandhi, non per far onore al leader pacifista indiano ma a suo padre Fessaha soprannominato “Gandhi”, ex parlamentare eritreo ai tempi dell’Imperatore Haile Sellassie. Proprio per non smentire la solita trama che recita “chi si occupa dei migranti vince!” anche la Dottoressa Alganesh Fessaha, “Alga” come i suoi amici giornalisti italiani la chiamano affettuosamente tessendone le lodi e definendola “l’angelo dei migranti”, ha avuto decine di riconoscimenti per il suo lavoro e nel futuro prossimo qualcuno la vede papabile persino per il Premio Nobel.

Il giornalista anti-eritreo per antonomasia Massimo Alberizzi[4] scrive: “Il suo impegno ha spinto, ed è una bella novità, un gruppo di giornalisti inviati di diverse testate nazionali con sede o redazioni a Milano, a unirsi per candidarla (al premio Ambrogino d’Oro) lo scorso 14 ottobre scrivendo una lettera di presentazione al Presidente del consiglio comunale milanese Basilio Rizzo. Colleghi che in varie circostanze si sono occupati delle tragedie dell’immigrazione, del traffico di esseri umani, di guerre dimenticate e di Africa. Si tratta di Paolo Lambruschi, di “Avvenire”, Massimo Alberizzi, del “Corriere della Sera”, Alberto Chiara e Luciano Scalettari di “Famiglia Cristiana”, Fabrizio Gatti dell’“Espresso” e Raffaele Masto di “Radio Popolare” che hanno tutti avuto modo di conoscerla ed apprezzarne l’opera”.

Dopo il Premio per la Pace conferitole nel 2009 dal presidente della Regione Lombardia, nel 2013 le viene consegnato dal sindaco Giuliano Pisapia anche l’Ambrogino d’Oro, massima benemerenza civica milanese. Il 6 marzo 2015 poi, sempre per opera dello stesso sindaco, le viene dedicato un albero nel Giardino dei Giusti del Monte Stella di Milano. Lo stesso succede a Tunisi nel Giardino dei Giusti dell’ambasciata italiana.

Il 10 ottobre 2015 il neo eletto Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a nove mesi dal suo insediamento, le consegna l’Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana[5]. La Comunità Eritrea conta ben 10.000 persone ed è un mistero la motivazione che ha spinto il Presidente a scegliere proprio lei.

Prossimamente Alga si accinge a ritirare anche il Premio del volontariato Internazionale 2017[6], strappandolo agli altri 27 candidati, grazie alla presenza tra i partner dell’iniziativa dei suoi amici giornalisti chiaramente cattolici di sinistra, gli stessi che l’avevano candidata precedentemente all’Ambrogino d’Oro come: l’Avvenire, Famiglia Cristiana e la sorosiana Agenzia di Redattore Sociale. Ma vincerà soprattutto perché dietro alla giuria del FOCSIV[7] (Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) c’è la ASCS Onlus (Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo) dell’Ordine degli Scalabriniani di cui fa parte proprio Don Mussie Zerai[8], suo grandissimo amico. Le votazioni on line sono aperte fino al 6 ottobre 2017[9].
Personalmente suggerirei ai bookmakers inglesi di puntare proprio su di lei!


La missione nel Sinai col satellitare

Nei vari bagni, nelle prigioni dove vengono tenuti reclusi c’è il mio numero e di altri due o tre, e così arrivano[10] (le telefonate) .(…) Vengo chiamata a qualsiasi ora della notte e del giorno da profughi che mi chiedono aiuto” continua a raccontare la dottoressa che, come i suoi colleghi Mussie Zerai e Meron Estefanos (Padre Mussie Zerai, le accuse di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e Meron Estefanos) è in possesso di un telefono satellitare. E per non essere smentito, proprio qualche giorno fa, Rai News titolava: “Meron Estefanos, l'attivista eritrea che salva vite umane con il cellulare”.[11]

I prigionieri sono incatenati in magazzini” racconta lo sceicco Mohammed a Paolo Lambruschi[12], giornalista dell’Avvenire che ha costruito la sua fama grazie ai racconti sulla tragedia nel Sinai. Il suo martellamento sull’argomento gli è valso nel 2011 il Premiolino[13].

***Quindi in questi magazzini, dove i prigionieri sono legati mani e piedi con catene, si possono caricare i cellulari per chiamare e ricevere gli sms della dottoressa Alga che deve organizzare la loro fuga?*** Lei stessa, nelle innumerevoli interviste, ha prima confermato e poi negato di aver pagato riscatti ma, a quanto pare, i circa 750 prigionieri sequestrati dai beduini li ha fatti scappare via telefono con l’aiuto dello sceicco.

Parlando con Sheik Mohammed, mi diceva l’altro giorno (…) che adesso il Governo (egiziano) sta bombardando tutto il Sinai.Tutte le loro case (dei beduini sequestratori) sono state distrutte, tutti i loro beni sono stati distrutti e adesso loro si trovano senza niente quasi a chiedere l’elemosina. Guarda la mano di Allah cosa fa! Ed era contento, ero contenta anch’io”.[14]

***Contenta? Ma non è la stessa persona che ha ricevuto il Premio per la Pace?***

Che ci fa una donna eritrea in Etiopia?

La questione che maggiormente mi preoccupa riguarda proprio i rapporti tra Etiopia ed Eritrea. Il premier (etiopico)***, con cui ho parlato per oltre un’ora, mi ha avvertito che se l’Unione Europea darà aiuti all’Eritrea, l’Etiopia la invaderà. «In sette giorni risolvo tutto» mi ha detto e «vi mando un milione di profughi in Europa»***”. (fonte Gianni Pittella, Presidente del gruppo S&D in Parlamento europeo, Europarlamentare del Partito Democratico in un’intervista rilasciata all’Avvenire[15]).

Quando Alga dice: “Ringrazio il governo etiopico” ad un vero eritreo gli si accappona la pelle! Come si fa a ringraziare un governo che nel 1998 ha dichiarato una assurda guerra di confine dove sono morti 19.000 eritrei? Un governo che ancora sta occupando illegalmente dei territori eritrei nonostante il verdetto inappellabile della Commissione Confini delle Nazioni Unite? Un governo che continua a fare raid militari e che minaccia di riconquistare l’Eritrea militarmente?

***Mi chiedo: come è possibile che possa esistere un solo eritreo ancora grato all’Etiopia? Perché la dottoressa Alga circola liberamente in Etiopia dove viene servita e riverita dalle autorità etiopiche? Se un comune eritreo andasse in Etiopia tornerebbe forse vivo?***

Nella mia lettera[16] indirizzata proprio alla Dottoressa, alla quale peraltro non si è mai degnata di replicare, scrissi: “Mi tolga una curiosità dottoressa, lei va in Etiopia come cittadina italiana o eritrea? Glielo chiedo immaginando che la doppia cittadinanza faccia comodo a tutti, basta tirar fuori il passaporto giusto al momento giusto e così si evitano problemi di ogni genere. Una bella trasformazione camaleontica la sua: cittadina italiana in Etiopia e “attivista eritrea” in Italia!”.

Un po’ di storia

Nel 1993, l’anno dell’Indipendenza eritrea, la dottoressa Fessaha rientra ad Asmara e sposa Hurui Tedla Bairu, anch’egli figlio di un ex parlamentare ai tempi dell’Imperatore. Hurui e Alganesh provenivano dalle fila dei Jebha, il Fronte eritreo nato nel 1961 per liberare il Paese dall’occupazione etiopica. A metà degli anni settanta il fronte fu rescisso in due distinti gruppi (ELF, Fronte per la Liberazione dell’Eritrea, e EPLF, Fronte popolare per la Liberazione dell’Eritrea) e, a seguito di una drammatica guerra fratricida, il vecchio fronte fuggì all’estero lasciando al fronte popolare l’onere di liberare il Paese. Anzi, molti combattenti Jebha si unirono all’esercito del Colonnello Menghistu Hailemariam (militare, politico, nonché primo capo di Stato etiope; essendo stato condannato a morte per i crimini perpetrati durante il suo regime, vive in esilio in Zimbabwe) pur di annientare l’EPLF. A guerra finita, fu permesso comunque a tutti i membri Jebha di rientrare in Eritrea per partecipare alla sua ricostruzione e così, anche Alganesh, che aveva trascorso tutti gli anni ottanta a fare l’attivista Jebha a Milano demonizzando chi era rimasto in Eritrea a combattere gli etiopici, rientrò con l’ambizione di una carriera politica assieme al marito nonostante non riconoscesse la bandiera ufficiale di una nazione finalmente indipendente. Ma il sogno politico dei neo sposi si frantumò presto e se ne dovettero andare con un pugno di mosche in mano. In seguito Hurui Tedla Bairu[17] si sarebbe autocandidato come unica alternativa al Presidente Isayas Afewerki e dall’Etiopia si preparava militarmente a fare regime-change all’Eritrea.

A questo punto la domanda sorge spontanea: la Dottoressa Alganesh ha creato la sua Ong esclusivamente per aiutare il marito nell’impresa[18]***, mirando a svuotare l’Eritrea dei suoi giovani per portarli in Etiopia nei campi profughi gestiti da ARRA, l’intelligence etiopica? Ed ora, diventata famosa, è in buona fede quando racconta agli occidentali che i giovani scappano dalla “dittatura più feroce del mondo”?***

Nel suo discorso tenuto durante la premiazione Human Dignity Award al Roland Bergen[19], la dottoressa fece questo interessante discorso in inglese su cui nessuno degli invitati ha avuto nulla da eccepire: “Con l'accordo, con l'aiuto del governo etiopico, pur essendo eritrei, danno loro il laissez passer e poi noi forniamo loro il biglietto per portarli in Etiopia (…) e poi gli etiopici li accettano e li mettono nel campo profughi. Poi dal campo profughi possono sempre fuggire in Sudan anche per tentare l'altro percorso per andare in Libia”. Lo stesso concetto viene ribadito, stavolta in italiano, in un altro interessante video.[20]

Voleva significare questo il Presidente Obama al Clinton Global Initiative[21] quando disse: “Recentemente ho rinnovato le sanzioni su alcuni dei paesi più tirannici tra cui (…) l’Eritrea, collaboriamo con i gruppi che aiutano le donne e i bambini a scappare dalle mani dei loro aguzzini, stiamo sostenenedo anche altri paesi allo scopo di intensificare i loro sforzi e vediamo già dei risultati”?

Cosa intendeva con: “Collaboriamo con gruppi che aiutano le donne e i bambini a scappare dalle mani dei loro aguzzini”?

La Dottoressa Alga ha chiesto ed ottenuto proprio un corridoio umanitario verso l’Etiopia. Ma quanti di quelli che lei ha salvato nel Sinai e riportato in Etiopia sono poi scappati dai campi rifugiati per imbarcarsi in Libia? E di questi quanti ne saranno morti annegati?


Nota degli autori:

In seguito alla pubblicazione del primo articolo di Daniel Wedi Korbaria (L'Eritrea e le ONG: resilienza vs assistenzialismo e i rifugiati di piazza Indipendenza) e dell'articolo su Padre Zerai e Meron Estefanos (Padre Mussie Zerai, le accuse di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e Meron Estefanos), abbiamo ricevuto un deciso e numeroso riscontro da parte di vari membri della comunità eritrea presente in Europa. Questi ci hanno motivato ed incentivato a portare avanti la nostra ricerca sulla verità dei "profughi eritrei" e delle organizzazioni che ne favoriscono il flusso verso l'Italia (come la onlus Habesha di Zerai e la Gandhi di Alganesh Fessaha). Questo perché, troppo spesso, lo storytelling dei mainstream media occidentali non coincide con la realtà dei fatti. Per questo come fatto a proposito delle ONG nel Mediterraneo, abbiamo deciso di spogliare dalle solita "retorica" la complicata questione eritrea, dando voce anche alla numerosissima comunità eritrea inascoltata dalla stampa tradizionale.


Fonti


  1. (http://www.cure-naturali.it/medicina-ayurvedica/1935/ayurveda-italia/1545/a) ↩︎

  2. (https://it.wikipedia.org/wiki/Ayurveda) ↩︎

  3. (Alganesh Fessaha, attivista contro la tratta di esseri umani nel deserto del Sinai per #iosonoleft la festa di #left 2014, minuto 7.15) ↩︎

  4. (Alganesh Fessaha eroina dell’Eritrea naturalizzata milanese premiata con l’Ambrogino d’Oro) ↩︎

  5. (http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=959) ↩︎

  6. (http://premiodelvolontariato.focsiv.it/it) ↩︎

  7. (http://www.focsiv.it/la-storia/) ↩︎

  8. (L'odissea del popolo eritreo e il traffico di esseri umani nel Sinai) ↩︎

  9. (Vote for Doctor Alganesh) ↩︎

  10. (Siamo noi, Migranti e Profughi: hot spot sono la soluzione giusta? Al minuto 16:38)) ↩︎

  11. (http://www.msn.com/it-it/meteo/oggi/meron-estefanos-lattivista-eritrea-che-salva-vite-umane-con-il-cellulare/vp-AAsSD7A) ↩︎

  12. («Così lotto nel mio Sinai contro la tratta». Lo sceicco Ali Hassan ospite di Sant`Egidio «Sequestri, torture, riscatti: ho detto basta») ↩︎

  13. (2011, Lambruschi Paolo (l'Avvenire), motivazione: "cronista dalla forte etica umanitaria, artefice della coraggiosa campagna sul dramma dei profughi eritrei, finiti nelle mani dei trafficanti di uomini nel deserto del Sinai") ↩︎

  14. (Alganesh Fessaha sulla situazione nel Sinai, al minuto 16:43) ↩︎

  15. (http://www.giannipittella.eu/allarme-eritrea-si-rischia-un-milione-profughi/) ↩︎

  16. (Tratto da “Lettera aperta alla Dott.ssa Alganesh Fessaha Presidente della Ong Gandhi” pubblicato il 20 settembre 2014) ↩︎

  17. (Interview with opposition figure, Hirui Tedla Bairu) ↩︎

  18. (LAGER ERITREA TRA I PROFUGHI DEL CAMPO DI SHIMELBA, IN ETIOPIA Famiglia Cristiana) ↩︎

  19. (Roland Bergen, Human Dignity Award 2014/15, al minuto 13:24) ↩︎

  20. (Gandhicharity: 1.130 Intervento al 16° Suq di Genova - Storie di migranti e rifugiati, al minuto 9:52) ↩︎

  21. (Presidente Obama al Clinton Global Initiative, settembre 2012) ↩︎